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Matangi mudrā è il gesto dedicato a una divinità femminile poco conosciuta, ma molto affascinante. Potremmo definirla come l’alter ego di Saraswatī, che viene definita come la protettrice delle arti e della parola. Si dice che Matangi sia la protettrice di chi ragioni e pensi fuori dagli schemi e rappresenta le 64 arti. Si racconta che fosse la sorella di Śiva, una sorella un po’ fissata con le buone maniere e la casta dei brahmini, che mal sopportava le abitudini del fratello. Śiva non faceva caso alle critiche della sorella, ma Pārvatī ne era talmente infastidita che un giorno decise di maledirla e condannarla a rinascere nella casta degli intoccabili, a Varanasī. Da allora Matangi viene associata agli outsider ed è legata al potere dell’ascolto e della capacità di cogliere il significato e convertirlo in coscienza e pensiero. La parola etichetta e stereotipa i concetti, ostacolando, spesso, il contatto diretto dello spirito con gli oggetti nominati. Il potere di Matangi è quello di utilizzare in modo corretto le parole per andare oltre e trovare il significato profondo che si trova al di fuori dei limiti demarcati dalla tradizione e dall’abitudine.