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Nimi, re di Mithila, si stava preparando per un grande sacrificio, che sarebbe durato centinaia di anni, al termine del quale si sarebbero aperte le porte del cielo per accogliere Nimi. Per questo il re aveva bisogno di trovare un grande saggio che potesse officiare questa yagna. Dopo molte riflessioni scelse Vasistha.

– Mi piacerebbe molto esserti d’aiuto, ma già consacrato i prossimi 500 anni del mio tempo a Indra, il re degli dei. Sarò libero dopo.

– Aspetterò che tu sia libero, il sacrificio non sarà perfetto se no lo farai tu.

Man a mano che i giorni passavano e diventavano anni, il re diventava sempre più impaziente. 500 anni sembravano troppi. Così, un giorno, Nimi si avvicinò al saggio Gautama e gli chiese di fare la yagna. Il saggio accettò.

Iniziarono i preparativi. Le foreste furono tagliate per il fuoco. Tutte le mucche del regno furono mandate a palazzo per fornire latte e ghee. Migliaia di persone si riunirono a Mithila per partecipare alla yagna.

Il fuoco sacrificale fu acceso e una colonna profumata di fumo salì al cielo. Vasistha sentì il calore delle fiamme pizzicare gli occhi e realizzò che Nimi aveva iniziato il sacrificio senza aspettarlo. Vasistha sentì la rabbia crescere in lui e si diresse verso il luogo della yagna.

Nimi lo vide arrivare e gli andò incontro per accoglierlo, ma Vasistha ignorò le parole di benvenuto

– Re Nimi, come hai osato chiamare un altro per eseguire il sacrificio al mio posto?! Come hai potuto essere così arrogante? Questa arroganza arriva dal fatto che sei un re? E cosa sarebbe un re senza corpo? Ti condanno a perdere il corpo che ospita tanta insolenza e orgoglio.

Nimi, dopo un primo momento di spaesamento a paura, sentì crescere in lui l’ira nei confronti dell’atteggiamento di Vasistha.

– Proprio come io perderò il mio corpo per la tua maledizione, tu perderai il tuo corpo per l’arroganza che ti fa credere di essere un grande saggio.

Entrambi, Nimi e Vasistha, erano due anime grandi e sagge, così entrambe le maledizioni andarono a segno e furono accolte dagli dei. Entrambi persero il proprio corpo. La yagna fu abbandonata e a Miyhila ci fu grande confusione.

Così il dio della notte, Mithra, e il dio delle acque, Varuna, decisero di intervenire per risolvere il problema. Crearono un nuovo corpo per Vasistha, dove la sua anima potè tornare.

Il corpo del re Nimi fu preservato dal decadimento e rimase intatto, come se fosse stato immortale. Gli dei invitarono la sua anima a rientrare in quel corpo, ma lui declinò l’offerta.

– Ormai conosco l’ansia di essere separato dal proprio corpo. Non voglio passare ancora in mezzo a una sensazione del genere.

Così gli dei decisero che Nimi diventasse parte degli occhi di tutte le creature viventi; per questo il battito delle palpebre viene chiamato Nimisha.