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Anjana era una donna bellissima che desiderava tanto avere un figlio. Per questo pregava ogni giorno. Vayu, il dio del vento, che la ammirava profondamente e la osservava tutti i giorni, decise di aiutarla. Benedisse alcuni grani di riso e li affidò a uno stormo di piccioni che li consegnarono ad Anjana mentre era in preghiera. Andana prese il riso, lo mangiò e rimase incinta. Quando suo figlio Anjaneya nacque fu da subito evidente che si trattava di un bambino speciale; era metà umano e metà divino. Il suo stato di semidio, tuttavia, lo mise spesso nei guai. Una mattina, appena sveglio, guardando il cielo vide quello che gli sembrò un gigantesco mango, il suo frutto preferito. Ingolosito, senza pensarci due volte, si lanciò in volo per afferrarlo, senza rendersi conto che in realtà si trattava di Surya, il sole. Quando questi lo vide avvicinarsi così pericolosamente gli scagliò contro un lampo che lo colpì alla mandibola, uccidendolo all’istante. Vayu lo venne a sapere e andò su tutte le furie; la rabbia gli fece perdere il controllo e inspirò così profondamente che lasciò il mondo senza aria, mettendo in pericolo tutti gli essere viventi. Gli dei si riunirono per cercare di placare  l’ira di Vayu e Surya, ma il primo si rifiutava di espellere l’aria che aveva risucchiato, mentre il secondo riteneva Anjaneya troppo pericoloso per riportarlo in vita. Alla fine fu trovato un accordo: Anjaneya sarebbe rinato come Hanuman, privo della memoria della sua origine divina e sarebbe stato affidato a Sugriva, il re delle scimmie. Un giorno, mentre vagava nella foresta, Hanuman incontrò re Ram, col quale entrò subito in sintonia e profonda empatia. Ram era sposato con Sita, una donna bellissima, gli raccontò Ram, che era stata rapita dal demone Ravana e portata chissà dove. Hanuman si offrì di aiutarlo a trovarla. Ram gli affidò il proprio anello come segno di riconoscimento e questi partì subito per la costa, senza neanche sapere bene dove andare e cosa fare. Giunto sulla costa Hanuman si inginocchiò in preghiera e attese di capire cosa fare. Quando si sentì pronto si alzò e con un balzo si allungò sull’oceano, una gamba stesa avanti, verso l’isola di Lanka, l’altra col piede ancora appoggiato alla terraferma. Nonostante i numerosi ostacoli Hanuman riuscì ad atterrare e trovò Sita nel giardino intorno al palazzo di Ravana. Nel giardino c’era un piccolo boschetto di Ashoka, alberi curativi, simbolo dell’amore eterno e della liberazione dalla sofferenza. Sita viveva qui, essendosi rifiutata di entrare a palazzo, sottoposta ad ogni tipo di angheria psicologica ed emotiva. Stava seduta, paziente, la schiena appoggiata all’albero. Respirava e aspettava, ripetendo come un mantra “Ram trovami”. Un giorno vide comparire una scimmia che gli mostrò l’anello di Ram e capì di essere salva.