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Durante questo fine settimana, al Teacher Training di Shiva Flow, abbiamo trattato anche l’argomento della motivazione che ci spinge a fare determinate cose o altre. Nella Bhagavad Gita Krishna invita Arjuna ad agire senza pensare al risultato finale. Com’è possibile agire in questa maniera, invitati come siamo, costantemente, a puntare in alto e a raggiungere il nostro scopo per essere vincenti? (e poi cosa diamine significa essere vincenti?).

La meta che ci prefiggiamo di raggiungere è importante, importantissima, perché è la prima molla che ci spinge a muoverci e a entrare in azione, ma se rimarremo legati solo a quello, per tutto il percorso, ne rimarremo intrappolati, fino a perdere il senso di ciò che stiamo facendo, fino a rischiare di arrivare, talvolta, a seguire il tremendo motto di Machiavelli “il fine giustifica i mezzi”.

E’ l’intenzione a dare il colore e la sfumatura delle nostre azioni, non il risultato, non la meta finale che si desidera raggiungere. Il risultato finale, in fase di partenza, può accendere il nostro Tapas, il nostro fuoco interiore e guidarci fino a un certo punto, ma, come ci avvisa Patanjali negli Yoga Sutra, se rimarrà la nostra unica guida e il nostro unico scopo, con il tempo si trasformerà in ostacolo, allontanandoci proprio dalla meta. Non esiste solo il dove, è importante anche il come. Anzi, è più importante il come e, spesso, procedendo lungo la strada che abbiamo scelto, ci rendiamo conto che, seguendo il nostro come, il dove ha perso di importanza.