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lavagna

 

Questo fine settimana ho iniziato il corso di Lingua sanscrita con Diego Manzi. Erano anni che desideravo fare un corso del genere, ma non ero mai riuscita a organizzarmi con i vari impegni. Forse dovevo aspettare per poterlo fare con lui. Ho sempre considerato il sanscrito una lingua inavvicinabile e difficilissima. Ho anche comprato un libro per iniziare almeno a vedere l’alfabeto, mi sono poi iscritta a un corso on line per capire i suoni e cominciare a pronunciare correttamente almeno il nome degli asana, ma più cercavo di capire qualcosa e meno mi sentivo adatta a studiare questa lingua. Il corso Diego rappresentava per me, da un certo punto di vista, l’ultimo tentativo che mi davo.

Com’è andata? Oltre le mie aspettative. Il sanscrito è stato una vera e propria rivelazione. Innanzitutto ho scoperto che non si tratta di una lingua morta. Certo possiamo considerarla morta perché antica e parlata da poche persone (24.821 dice Wikipedia, ma tra poco saranno 24.835 perché siamo in 12 al corso 😀 ), ma esiste una comunità che la parla e che ha creato e sta creando le parole che man a mano servono (computer, bicicletta… per esempio).

Non si tratta di una lingua naturale, ma artificiale, ossia “costruita” a tavolino, e l’alfabeto, che segue la colonna d’aria a partire dalla parte più interna della gola  per arrivare alla parte più esterna nella sequenza dei suoni, ne è una manifestazione. Diego ci ha presi per mano e guidato attraverso i suoni, le sillabe e persino i meravigliosi segni che compongono l’alfabeto devanāgarī (ossia la grafia della città degli dei) facendoci compiere i primi passi nel mondo del sanscrito con una semplicità e una gioia entusiasmanti.

A proposito, sapete cosa significa varnamālā, termine col quale si indica l’alfabeto in sanscrito? Ghirlada dei suoni 🙂