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Re Janaka era un governante compassionevole e retto. Aveva profondamente a cuore il suo regno ed era amato e riverito da tutti i suoi sudditi. Tuttavia, una grande tristezza affliggeva il re e sua moglie. Erano senza figli e ne desideravano disperatamente uno. Per molti anni avevano cercato di rendere propizi gli dei, ma in vano. 

Vedendo regina e re così tristi, anche i sudditi soffrivano profondamente. La preoccupazione del re interferì anche sull’amministrazione del regno. Presto, i campi cominciarono a seccare e il regno, un po’ alla volta, cominciò a decadere. Quando giunse anche un’alluvione, Janaka capì di dover intervenire, per evitare che il suo regno scomparisse per sempre. Sentendosi colpevole delle condizioni nelle quali il regno versava, si buttò anima e corpo nell’impegno di controllare i danni e porre rimedio. Nonostante i suoi sforzi, tuttavia, le cose non sembravano migliorare, così Janaka decise di ripartire da zero, occupandosi di persona delle terre. Il re prese un aratro e decise di arare la terra, ormai arida, fino a quando gli dei non fossero stati soddisfatti, mandando l’acqua necessaria a farla rinascere. Il re era ignaro della sorpresa che lo attendeva, mentre lavorava sotto il sole cocente. Impegnato com’era dal lavoro e dai pensieri, Janaka quasi non si accorse del pianto di un neonato, proveniente dalla terra che stava arando. Il pianto divenne sempre più forte, fino a quando Janaka non lo sentì. Il re cominciò a cercare e trovò una bellissima bambina nascosta in uno dei solchi da lui arati. Il suo cuore esplose di gioia, mentre osservava i piedini e le manine della piccola. Prese allora la neonata tra le sue braccia e cercò di calmarla, confortandola e asciugando le sue lacrime. Decise di portarla a palazzo alla moglie. La bambina rimase con loro e fu chiamata Sita.