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Questa mattina la pratica era alle 8.30, e ho deciso di prendermela tranquillamente. Ho optato per fare una pratica personale, al mio ritmo, in ascolto del corpo. Ho steso il mio tappetino indiano frugale e, mentre gli altri seguivano Ramesh che guidava la prima serie, ho cominciato a fare qualche saluto al sole. Di solito non mi scaldo coi saluti al sole, ma questa mattina non sapevo da dove cominciare la pratica, così ho deciso di cominciare a muovermi con qualcosa che mi permettesse di non pensare o programmare la sequenza. E ha funzionato, un po’ alla volta, dai saluti al sole il mio corpo ha cominciato a cercare asana e movimenti che aiutassero anche e catene posteriore a riprendere uno stato e una forma almeno vicini alla decenza. I primi Uttanasana sono stati pura sofferenza, dolore e lacrime (vabbè la sto mettendo giù un po’ dura), ma un po’ alla volta ho trovato il ritmo e sono arrivata senza quasi accorgermene, alla fine della pratica di gruppo, dopo 1 ora e mezza, giusto in tempo per condividere Shavasana con gli altri Darth Vader.

La colazione è stata un’esperienza mistica. Suma ci ha preparato una specie di gnocco fritto, con una zuppetta verde, buona, (ma non so bene cosa fosse, nel dubbio, l’ho presa due volte) e una meravigliosa crema di mango (che credo sognerò questa notte). Lo gnocco fritto era così buono che ho fatto il bis. E i tris. e… insomma sono arrivata a 10.

 

Dopo colazione avevamo in programma la visita al palazzo di Mysore, che è sempre bello vedere. Un po’ sfarzoso, un po’ pacchiano, un po’ museo, un po’ Gardaland, oggi era super affollato. All’ingresso il divieto di fare fotografia, all’interno una guardia si prestava a afre foto agli avventori vicino alle opere. Anche questa è India.

 

A pranzo mi dico che probabilmente non mangerò. Sono piena, magari salto. E invece… mi ritrovo davanti a un piatto pieno di delizie. E cosa fai?! Avanzi?! Non mangi?! E se poi muoio di fame?! 

 

Il pomeriggio è libero. Propongo, a chi vuole, di venire nel vecchio quartiere dove si trovava la sala di Ramesh quando sono venuta a Mysore. Ci sono dei negozi carini di vestiti, prodotti ayurvedici e una libreria ben fornita. Ci organizziamo con una flotta di Tuk Tuk e via. Come sempre capita qui in India, si passa la maggior parte del tempo a ridere (e mangiare). E se sei in grado di non farti aspettative e di lasciarti andare a quello che si presenta, è un posto davvero incredibile. Tutto fila, tutto accade e tutto fluisce.

 

Il giro per vestiti diventa uno show. Proviamo un po’ di tutto, mentre la coppia del viaggio, Edoardo e Alessandro, commentano, danno consigli e voti e fanno a loro volta una sfilata vestiti da non so bene cosa. Uno con un improbabile gilet dorato, l’altro con una tunica in shantung blu pavone e un altro gilet che sembra un materasso. Purtroppo rinunciano all’acquisto. Peccato, facevano molto maraja. Usciamo dal negozio che è troppo tardi per andare negli altri posti, che visiteremo nei prossimi giorni, e troniamo a casa a… mangiare, ovviamente. Mi riprometto di rimanere leggera, per mantenere un minimo di capacità motoria, ma, altrettanto ovviamente, anche stasera ho fatto il bis. Sarà per domani.

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