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Primo giorno, ricognizione

Ho pensato di utilizzare il primo giorno per fare un giro dei paraggi, in modo che ognuno sappia dove andare se ha bisogno di qualcosa, senza doversi muovere tutte le volte in 21. Una giornata tranquilla, dopo il viaggio di ieri.

La giornata si apre con la pratica. Ramesh guida la Prima Serie, io mi metto in angolo per fare una pratica che mi permetta di dare una parvenza di corpo al mio involucro, ormai più simile a un carciofo, si aggregano anche Giovanna, Tatiana e Marta, per un inizio soft. 

Avrebbero dovuto aggregarsi anche Andrea e Giuseppe, ma si girano dalla parte sbagliata del tappetino e vengono travolti dall’uragano Ramesh. Ogni tanto butto l’occhio per essere sicura che vada tutto bene. Andrea comincia a lanciare degli sguardi provati: mi sono girato dalla parte sbagliata, dice mentre si contorce in un soffertissimo parivritta trikonasana, con gocce di sudore che colano sul tappetino. Lo invito a fermarsi quando sente che la pratica è troppo pesante, pratica da poco tempo, vorrei che domani riuscisse a deambulare. Nel frattempo la temperatura della sala aumenta. Il tasso di umidità arriva a livelli pavesi, le finestre cominciano ad appannarsi, e fuori ci sono 28 gradi. La cantilena di Ramesh va avanti, è freddo e determinato mentre guida chiamando gli assana e facendo scherzi per sostenere il morale della truppa. Mi giro verso Cesario e noto che il pavimento intorno a lui luccica. Vedo il riflesso del soffitto e mi rendo conto di non aver mai visto una persona sudare tanto.

Dopo quasi due ore di pratica andiamo a fare colazione. Ci sono gli gnocchi fritti indiani oggi (per chi ha letto il racconto del viaggio precendete, ne ho mangiati qualcosa come 6 o 7 a luglio). Finita la colazione via che si va a fare il giretto di quartiere. Per fare 500 metri, in 21, ci impieghiamo due ore. Bene, ma non benissimo. Nel pomeriggio al Devaraja Martket, il mercato pià bello di Mysore, ci dividiamo in piccoli gruppetti. Il giro al mercato è sempre bello. Fuori, nella piazza pricipale, la baraonda regna sovrana, ma quando entri c’è uno strano silenzio, a parte nella zona frutta e verdura, dove invece la baraonda è persin peggio.

Colori, profumi, puzze, urla, luci, fiori, spezie, sorrisi e Gianna Nannini ovunque. Sì, perché qui a mysore, quando dici che sei italiano, ti rispondono: gianannanini! Pare che la Gianna abbia fatto un concerto proprio qui a Mysore, e da allora non si faccia che parlare di lei. Son gusti.

Mentra nuotiamo nel bagno di folla ci si para davanti un giovane sorridente. Ciao! I know you!

Ancora non so se sia bello o preoccupante essere ricordati da parecchi dei venditori di Mysore, fatto sta che il nostro amico ha un negozietto di profumi e incensi e ci invita a bere un chai da lui mentre ci mostra come si fanno gli incensi a mano. Selfie di rito e via, torniamo a casa.

Chiudiamo la serata dal nostro amico di Lego, tra risate, té eterni e tappetini di sughero acquistati con grande soddisfazione.

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