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Oggi giornata libera. Giornata libera significa girare come trattole a bordo di tuk tuk impazziti. Dopo la pratica, e la colazione, ne prendiamo uno per andare al negozio di prodotti ayuverdici che si trova nella zona in cui abitavo la prima volta che sono venuta a Mysore. Vorrei prendere dei prodotti per i miei capelli, che sembrano delle alghe morte.

Partiamo col nostro tuk tuk e ci lanciamo in mezzo al traffico impazzito; almeno, a noi sembra impazzito, ma per loro è semplice routine. Le rotonde sono dei gorghi nei quali non esiste il concetto di precedenza.

Qui vige la legge del più spacchiuso; se entri con baldanza hai vinto e tutti ti lasciano passare, se entri timoroso dovrai lasciare il passo tutti quanti e passerai il resto della giornata lì. Ogni tanto si incontra anche qualche semaforo, comunque. E noi ci troviamo fermi proprio a un semaforo quando, accanto a me, nel bel mezzo di una colonna di macchine, motorini e tuk tuk strombettanti, vedo aprirsi quella che sembra essere la porta di un frigorifero anni ’50 e uscire un tizio che si mette poi a passeggiare tra le macchine, mentre il “guardiano delle porte del bus” richiude la portiera salutando con una ciondolata di testa cordiale. La scena è abbastanza surreale.

Arrivati al negozio la commessa di turno mi convince a prendere una fantastica lozione alle cipolle per la cura dei capelli. “Assolutamente inodore” dice lei, “La uso anche io” prosegue sorridendo. Poi mi guarda: “Ma noi ci siamo già viste! Non è vero?”.

Il fatto che mi abbia riconosciuta mi stupisce e mi fa piacere al tempo stesso, così condivido con Max la notizia “Pensa, nonostante io sia venuta ormai 7 anni fa, si ricorda ancora di me!”. 

“Per forza, chissà quanta roba hai preso” e infila una saponetta arrotolata in una foglia secca nel cestino dei prodotti da prendere.

Il pomeriggio scorre tra un chai, un’ora passata a provare anelli da piedi con una commessa immensamente scocciata dalla nostra presenza sul pianeta terra, una merenda a base di samosa e rasamalai e un giro a caccia di Hanuman e una mucca che entra nel bar dove sto prendendo l’acqua, si presenta al bancone, ritira una frittella ed esce.

La sera siamo tutti abbastanza bolliti. A cena organizziamo una breve cerimonia: Vito ha trovato due tamarrissime collane dorate con la scritta “Bro” da regalare a Edo e Ale, ormai inseparabili. Segue shooting fotografico e poi in camera. Devo occuparmi dei miei capelli.

Ora sono qui, nel letto, con la testa tutta unta e un odore poco convincente. Sono curiosa di vedere come sarà domani mattina, quando suderò per la pratica e, probabilmente, sprigionerò odore di minestrone. Un po’ come quella volta che, sempre in India, mi ero messa troppo olio di cocco e durante la pratica sembrava di essere in pasticceria. Forse l’odore era più piacevole.

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