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Il ritorno

E anche questo viaggio è finito. Giovedì sera, dopo cena, arriva il bus per iniziare il viaggio di ritorno. Sono così stanca che non vedo l’ora di sedermi per dormire. Abbiamo così tante valigie da riempire il corridoio e l’ingresso del bus. Partiamo. Il bus del ritorno sembra più bus di quello dell’arrivo.  Salutiamo Rameshji e partiamo. Dal finestrino vedo scorrere i posti che hanno riempito questi 9 giorni. Questa zona ormai è diventata familiare. Le facciate, i visi, i negozi, i buchi sull’asfalto, gli odori. Un mix di emozioni: la felicità di tornare a casa e riabbracciare il resto della famiglia e la tristezza di sapere che qnche questo giro è finito.

Per fortuna riesco a dormire un p’, tra un salto e l’altro. Le strade indiane sono piene di dossi, anche se i loro mezzi vanno veramente piano. A un certo punto il bus si ferma. In una specie di autostrada (o almeno, dopo un casello, suppongo sia un’autostrada). Il bus accosta, l’autista scende lasciando il motore acceso, e sparisce. Dalla testa del bus mi dicono: è andato a mangiare. Ah. Meno male che siamo partiti con un certo anticipo. Ho deciso di non ascoltare le lamentele di parte del gruppo e pratre con parecchio vantaggio rispetto all’orario di partenza.

Arriviamo all’aeroporto dopo 4 ore di viaggio. Ci avviamo all’ingresso e un gentilissimo ragazzo del personale dell’aeroporto mi aiuta a cercare l’ingresso: siamo al terminal sbagliato. Dobbiamo prendere la navetta per andare a quello giusto. L’efficienza dell’aeroporto di Bangalore è direttamente proporzionale alla puzza che aleggia nell’aria.  E se devo fare una classifica dei posti meno attraneti che ho visto in India, Bangalore è in cima staccando tutti di un bel po’.

Ma l’aeroporto è molto bello e ricco di servizi. Entriamo con qualche (normale) difficoltà. Non è possibil eaccedere all’aeroporto senz ail biglietto, e qualcuno non lo aveva scaricato. Ma ce la facciamo anche qui. Andiamo al ban one del chek in, che è già aperto, e lasciamo i bagagli più ingombranti, e ci avviamo al primo di una serie infinita di controlli. Una via crucis.

Sembra di essere in un vdeogioco a livelli. Al primo alcuni biglietti (stampati da loro) non vengono letti. Li facciamo ristampare.

Segue controllo dei bagagli. Tira fuori tutto, perquisizione, rimetti tutto via.

Facciamo colazione. Una colazione senza riso, spezie, salato. Tranne Edo, che si prende un panino che odora di curry.

Facciamo un giretto tra i negozietti avviandoci verso i gate. Il tempo scorre veloce, o i cpntrolli sono di una lentezza esaperante. Ma alla fine riusciamo a prendere l’aereo e arrivare a Delhi, dove, per fortuna, non dpbbiamo ritirare i bagagli. 

Altra colazione. Abbiamo 4 ore, ma passano veloci, perché loro ce le riempiono di controlli passaporti e bagagli. Lo so, lo fanno per non farci annoiare e tenerci in allenamento. Il nostro gate è imboscato, ma sclatrissimi lo troviamo. Il volo è in ritardo di 1 ora. Ecco. 

Il viaggio di rientro mi sembra infinito, con Edo che mi conta il tempo, dilatandolo all’infinito. Ne approfitto per lavorare, sabato mattina avrò un corso, e devo sistemare la deispensa.

Il tempo di volo è scandito da passaggi di cibi e bevande, l’atterraggio è morbidissimo, ma la consegna dei bagagli è infinita e io ho anche un problema ulteriore da gestire. E’ rimasto sull’aereo un tappetino. Fai la coda al Lost and Found. Aspetta che ti portino il tappetino.

Dovevamo arrivare alle 18.30. Siamo arrivati alle 19.30, arrivo alla stazione centrale alle 23.  Sono così stanca che procedo come un automa.

E la mattina dopo una notizia meravigliosa: siamo diventati “nonni”. Sono nati i cuccioli di Camillo. E io ho deciso di tenermene uno, anzi una. ❣️

Di nuovo in India – giorno 7

La giornata è cominciatacon una pratica tutti insieme, e il tutti comprende anche il gruppo di indiani che sono qui a fare il ttc. La sala è gremitissima, Ramesh farà la sua pratica speciale e la sera prima vado a letto con l'idea di farla; è la pratica che ho fatto...

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Di nuovo in India – giorno 6

I giorni passano e oggi siamo già a venerdì. Siamo in quella situazione nella quale ci sembra ieri e ci sembra un vita. Le facce della mattina sono più da “ci sembra una vita”, a dire il vero. Oggi ce la siamo presa comoda. Pratica della mattina (io come al solito mi...

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Di nuovo in India – giorno 5

Oggi in programma c'era la visita a Chamundi Hills Temple, il tempio dedicato alla dea Chamundi, la Dea protettrice di Mysore. Nel Sud dell'India è più diffusa la corrente Shankta, quella che adora, appunto la dea, in tutte le sue forme, e questa settimana è caduta...

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Di nuovo in India – giorno 4

Oggi giornata libera. Giornata libera significa girare come trattole a bordo di tuk tuk impazziti. Dopo la pratica, e la colazione, ne prendiamo uno per andare al negozio di prodotti ayuverdici che si trova nella zona in cui abitavo la prima volta che sono venuta a...

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Di nuovo in India – giorno 3

Questa mattina allo specchio invece della mia faccia mi osservava un leone. Senza criniera, tra l’altro. A uno sguardo più attento mi sono resa conto che il leone che mi fissava ero io: avevo gli occhi gonfi, un po’ alla Bud Spencer. E mi muovevo come Robocop.   ...

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Da nuovo in India – giorno 2

Questa mattina la pratica era alle 8.30, e ho deciso di prendermela tranquillamente. Ho optato per fare una pratica personale, al mio ritmo, in ascolto del corpo. Ho steso il mio tappetino indiano frugale e, mentre gli altri seguivano Ramesh che guidava la prima...

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Di nuovo in India – Giorno1

Una giornata che ne vale 10, un programma impegnativo, quello di oggi, soprattutto perché abbiamo in corpo il jet-lag, per cui la pratica alle 6.30 ha il sapore di una levataccia alle 3. Sento da lontano, molto lontano, la voce di Max che mi chiama. Cerco di capire...

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Di nuovo in India

Finalmente, dopo 4 deliranti e lunghissimi anni, sono riuscita a tornare in India. Nello stato confuso e ovattato in cui mi trovo, dopo 9 ore di aereo e 4 di pullman, faccio ancora fatica a rendermene conto. Oscillo tra la sorpresa di essere finalmente qui e la...

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Ganga

Śiva A causa di una tremenda siccità, il pio re Bhagīratha decise di impegnarsi in una pratica austera per chiedere alle forze celesti di liberare il fiume Gange e farlo discendere sulla terra. Per mille anni si sottopose a terribili pratiche. Brahmā, infine, gli si...

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